Bastardi senza amore by Sparaco Simona

Bastardi senza amore by Sparaco Simona

autore:Sparaco, Simona [Sparaco, Simona]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
ISBN: 9788854128613
editore: Newton Compton
pubblicato: 2010-11-30T23:00:00+00:00


DIECI

Stasera Gaelle è a Roma. Lei e Federico ceneranno da qualche parte in centro. Li immagino insieme, in quella giostra colorata e luminosa che in apparenza è la loro vita, e a poco a poco mi diventa più chiaro il senso di profonda solitudine in cui ho vissuto. Non la solitudine forzata di questi ultimi mesi, non l’isolamento, la voragine che mi ha appena inghiottito, ma quel carosello di risate, convenevoli, musica, malumori, dipendenza. Parole vuote, senza peso, e occhi che nascondono abissi sconosciuti. Ora vedo tutto con disarmante nitidezza. Siamo come bolle fluttuanti, incapaci di comunicare. Soggiogati dalla paura di esplodere, rifiutiamo ogni vero contatto gli uni con gli altri.

Nonostante tutto, per puro istinto di sopravvivenza, devo recuperare una qualche forma di controllo sulla mia vita. Voglio uscire, vedere gente. Restare chiuso in casa non mi aiuta a rallentare le cose e poi, dopotutto, qualsiasi serata, anche la più sterile, non può che consumarsi in fretta. Così decido di farmi coraggio e chiamare Luca, un vecchio amico che ha cambiato giro. Gli chiedo che programmi ha per la serata e lui mi propone una cena informale in un ristorante alle porte di Roma, quel genere di ristoranti dove le fettuccine sanno di uova fresche e il vino viene servito sfuso.

«Ma Federico non viene?», mi domanda.

«È un po’ che non lo vedo».

«È successo qualcosa?»

«Niente di grave», taglio corto. «Quella vita aveva cominciato a stancarmi».

«Io ve lo dicevo che forzavate la mano», Luca ne approfitta per una ramanzina. «Per me era insostenibile il vostro ritmo. Divertente, per carità, ma a piccole dosi. Negli ultimi tempi mi svegliavo la mattina che ero ridotto uno straccio. Per non dire dei problemi che ho cominciato ad avere sul lavoro, tu lo sai, ero pieno di debiti».

Non ho voglia di approfondire il discorso, né tantomeno di contraddirlo. «Hai ragione», mi limito a dirgli. «Senti, a che ora hai detto che è stasera?»

«Alle nove e mezza. Il ristorante si chiama Il Cacciatore, vuoi venire con la tua macchina o preferisci che ti passo a prendere?»

«Ho voglia di guidare. Ci vediamo lì».

Ci sono posti di campagna, a volte persino a ridosso di una grande metropoli, che hanno un odore di sano e di pulito e ti fanno venire voglia di tirare giù il finestrino, per riempirti d’aria i polmoni e lasciarti accarezzare la faccia dal vento. Se almeno quest’aria mi aiutasse a tornare normale.

Sono dovuto uscire di casa con parecchio anticipo. L’orologio segna le otto e tre quarti, la strada è sgombra, senza tante curve. Sto andando a gran velocità, non voglio presentarmi con mezz’ora di ritardo.

Trattoria Il Cacciatore. I fari illuminano l’insegna. C’è un signore con la barba e il cappello da caccia disegnato su una vecchia tavola di compensato, appesa a due catenelle cigolanti, come le insegne di una volta. Parcheggio l’Aston Martin sul piazzale ghiaioso, sotto le scale del ristorante, e salto fuori dallo sportello per avviarmi veloce verso l’entrata.

Il posto sembra carino e anche discretamente affollato. Se Federico fosse qui, a questo punto



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